"Non è la libertà che manca; mancano gli uomini liberi" (Leo Longanesi)
sabato 26 novembre 2011
Fiore sulla monnezza
Oltre 12 milioni di spettatori per Fiorello: un risultato straordinario, da tv del monopolio e del monoscopio, in una stagione che sancisce il declino delle reti generaliste, la fine dei pubblici di massa, lo spezzettamento degli ascolti su digitale terrestre e satellite, il diffondersi di modalità di fruizione differite, di network interattivi con piattaforme partecipative estese e un contributo attivo degli utenti nella produzione dei contenuti. Come si spiega allora il successo plebiscitario di un varietà tradizionale nell’era della Participation Economy?
Il trionfo è ancora più evidente considerando che avviene sulla disastrata Rai Uno, emittente minzolinizzata, ferrarizzata e vespizzata, che propone quotidianamente informazione con credibilità sottozero, fiction che sanno di muffa, show stantii e senza mordente. Fiore su un cumulo di monnezza, il talento dell’intrattenitore siciliano è riuscito a smarcarsi dalla mediocrità avvilente del palinsesto della sua stessa rete, sbaragliando al contempo la concorrenza pruriginosa e voyeurista del Grande Fratello, simbolo assoluto di una generazione rincoglionita, emblema adamantino del vuoto elevato a potenza, filosofia industriale di Mediaset e del suo padrone.
Il lunedì sera, dopo le pizze del sabato e i cinema della domenica, il popolo di Twitter, giovane e dinamico, si unisce eccezionalmente a quello di Rai Uno, anziano e casalingo, con uno spirito trasversale di coesione sociale che rispecchia in tv l’ampio consenso che il governo Monti sembra riscuotere presso l’opinione pubblica nazionale per superare la crisi economica.
#Il più grande spettacolo dopo il weekend va in onda il giorno in cui riaprono le Borse ma serve a dimenticare l’angoscia dei mercati, lo stress da spread, l’insonnia da rating: ansiolitico privo di effetti collaterali, show ben confezionato, divertente e garbato, senza particolari innovazioni di linguaggio né l’ansia della satira politica a tutti i costi, in grado di parlare a tutti, con una scenografia bellissima e un’atmosfera da evento nazional-popolare, in senso alto, simile al Fantastico di Baudo.
Le tettone sculettanti degli ultimi vent’anni sono state sostituite da un elegante corpo di ballo in smoking, coreografato dal fondatore dei Momix; i palestrati e le botulinizzate che copulano sotto la doccia rimpiazzati da Giorgia che canta in bianco e nero; la gggente non è protagonista per forza ma spettatrice divertita e complice di un talento: esteticamente, è il trionfo degli anni Sessanta, eleganti ed essenziali, sugli Ottanta, truci ed esibizionisti, disimpegnati e cialtroni.
Il mazziere ha dato le carte e stavolta, miracolosamente, ogni cosa sembra al suo posto: le istituzioni presiedute da persone serie, competenti e autorevoli; le prime serate tv presidiate da chi sa farle e non dal solito manipolo di raccomandati e sciacquette. Forse è proprio questo il segreto del successo di Fiorello: ha annusato lo spirito del tempo, il suo è effettivamente il più grande spettacolo dopo l’eterno weekend berlusconiano, un tranquillo, lunghissimo weekend di paura. E’ lunedì ed è anche finita la ricreazione: abbiamo cazzeggiato abbastanza, siamo finiti sull’orlo del baratro. Pilota ed equipaggio sono in cabina. Allacciare le cinture, si prevedono turbolenze.
Gara degli incipit 2009, "Dux and the City" si è classificato al terzo posto tra i 12 finalisti selezionati dalla Scuola Holden. Grazie a tutti coloro che hanno votato.
Ci saranno altri modi, se vorrete
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