domenica 11 ottobre 2009

Silvio non sia lodato

La sentenza della Corte che riconosce l’illegittimità del lodo Alfano ha segnato uno spartiacque nella politica italiana, attraverso l’affermazione del principio di legalità costituzionale, per il quale tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge. Resta tuttavia sullo sfondo una stortura che continuerà ad avvelenare il clima nazionale: non è costituzionale né istituzionale né politica. E’ psicologica.

Berlusconi, infatti, è intimamente convinto che aver preso i voti della maggioranza degli italiani non significhi essere chiamato a governare il Paese per cinque anni, ma corrisponda a essere diventato il padrone d’Italia. Lasciamo perdere la circostanza, pure non secondaria, che quei voti li ha presi in presenza di un sistema televisivo fortemente distorto, nel quale Sua Emittenza controlla direttamente o indirettamente quasi tutti i telegiornali, che rappresentano il principale canale informativo per il 70% degli italiani (fonte: Censis). Un po’ come se, in una gara per i 100 metri, uno dei corridori partisse 50 metri avanti agli altri. Della serie: ti piace vincere facile, eh?

Il punto è che, vinte le elezioni, chi ha la maggioranza, anche una maggioranza ampia, deve riconoscere il diritto di critica e consentire piena libertà di stampa, deve accettare l’esistenza del potere giudiziario accanto a quello legislativo ed esecutivo, deve esercitare il governo entro un perimetro di regole e di pesi e contrappesi istituzionali.

Se non si accetta questa premessa di fondo è inutile giocare la partita della democrazia. E si degenera progressivamente in un imbarbarimento delle basi della convivenza civile; si arriva persino, come è accaduto l’altra sera in tv, a un Presidente del Consiglio che prende in giro un deputato sulla base dell’aspetto fisico. Cose ripugnanti, che ci ricordano tempi bui.

La legittimazione popolare è fondamentale ma non può e non deve essere il solo aspetto caratterizzante di una democrazia liberale. Se il voto dei cittadini fosse alla base di ogni autorità civile, io potrei contestare anche il vigile che mi fa la multa, in quanto non è stato eletto da nessuno. Arriveremmo in poco tempo al populismo e all’anarchia, nel quale l’autorità, svincolata dalle regole, diviene funzione esclusiva della capacità seduttiva che un leader esercita su una parte dell’opinione pubblica. Il pericolo dovrebbe essere chiaro a tutti, anche a coloro che subiscono il fascino del Cavaliere.

Un Governo serio avrebbe preso atto della sentenza della Corte senza aggiungere nulla, facendo dimettere il capo dell’esecutivo per consentirgli di dimostrare la propria innocenza nei Tribunali della Repubblica Italiana, come fa qualunque altro cittadino. Un Governo serio, appunto.

1 commento:

Danx ha detto...

Uno TSUNAMI di vecchi e di tamarri si informa solo dalla TV, da cui vede un POVERO SILVIO attaccato da tutte le parti, lui cosi elegante (forse non sentono gli insulti e le buffonate che gli escono dalla bocca!), lui cosi generoso, che è "sceso in campo" solo per noi, tanto lui è ricco e di certo mica ruba (no...infatti nel 94 era pieno di debiti, ma mica lo dicono questo i tigggi; lui cosi felice di stringere accordi coi mafiosi per ottenere tanti bei voti, parola di pentito mafioso).

Ma da quando in qua, il popolo si può permettere, nella sua gretta ignoranza, di annullare la divisione dei poteri? Il popolo può e deve esprimersi, ma nel pieno rispetto delle regole. Un capo di governo che giura sulla Costituzione, non può certo dare del nemico politico a chi sentenzia in base ad essa.
Si sente perseguitato, eppure l'incostituzionalità della legge Alfano (non è un lodo!!!) va contro anche le altre 3 alte cariche dello Stato.