martedì 16 giugno 2009

Concorrenza sleale

"È nostro dovere operare affinché il mercato si presenti come una casa di vetro: la trasparenza ispira fiducia e garantisce la libertà di scelta dei singoli". L’ineffabile presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato Antonio Catricalà nell'odierna Relazione annuale presentata a Montecitorio sembra Pinocchio nel Paese dei Balocchi. Peccato che intorno a noi non si veda zucchero filato: prosperano cartelli, corporazioni, protezionismi e monopoli mascherati.

Le sanzioni comminate in tema di scorrettezze commerciali sono pari a 52 milioni di euro, 28 milioni di euro per i procedimenti che riguardano intese restrittive della concorrenza e 3 milioni di euro per abusi di posizione dominante. Bruscolini per i rispettivi mercati di riferimento.

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato nasce in Italia diciannove anni fa, esattamente un secolo dopo lo Sherman Act, la più antica legge antitrust degli Stati Uniti per limitare i monopoli. I risultati non ci sembrano esaltanti.

Il 1990, anno di nascita del sedicente garante del mercato concorrenziale in Italia, è lo stesso anno della legge Mammì, che ha sancito la definitiva legittimazione di Fininvest e la nascita del duopolio, con tutti i guasti che tale obbrobrio economico-giuridico ha prodotto negli anni.

Infatti abbiamo l’autorità antitrust ma abbiamo anche il trust più incredibile della storia mondiale, quello incarnato da Berlusconi. Il più grave per delicatezza del settore (la circolazione delle idee), estensione (tv, quotidiani, periodici, libri) e conseguenze storico-politiche (il conflitto di interessi): una lobby si è impadronita direttamente del potere esecutivo e legislativo.

Una situazione opprimente che si aggiunge, per fare un esempio, alle incredibili vessazioni esercitate sui consumatori da banche, assicurazioni, notai, farmacisti e tassisti e alla cronica assenza di criteri realmente meritocratici nella sfera pubblica e privata.

Altro che casa di vetro. Il nostro Antitrust alle vongole si fa però notare soprattutto per il severo perseguimento della pericolosissima pubblicità ingannevole: “false offerte di lavoro, promozioni di prodotti civetta, finte vendite sottocosto, promesse di vincita alle lotterie, proposte reticenti che alimentano il miraggio di un facile credito al consumo” e pratiche che attribuiscono "poteri miracolosi" a cibi, pillole, cosmetici.

Ciarlatani e impostori vanno puniti, ma non è questo il cuore del problema di un mercato asfittico e sostanzialmente illiberale. Ci sembra la stessa strategia adottata da “Striscia la notizia”: si colpiscono i maghi, le fattucchiere e le vannemarchi per evitare di affrontare i problemi veri. Cercando di passare, in un caso, per i paladini della controinformazione; nell’altro, per i paladini del libero mercato. Autorità non vuol dire necessariamente autorevolezza.

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