domenica 5 luglio 2009

Cosa resterà di questi anni '80

Una canzoncina sanremese si chiedeva malinconica “cosa resterà di questi anni ‘80”. Peccava di ottimismo: gli anni ’80 in Italia non sono ancora finiti. Il nostro immaginario è rimasto eternamente debitore di quel decennio. L’estetica coatta dei paninari e delle squinzie trova un suo perfetto corrispondente contemporaneo nei tronisti e nelle veline.

Modi e mode della pubblicità, vero golem di quegli anni, sono penetrati nella vita politica come un Alien. Cinepanettoni e cinecocomeri continuano ad affollare le nostre sale, con interminabili saghe vacanziere ricche di amanti e puttanieri. Programmi seguitissimi, come Amici, si crogiolano nella retorica dello scaldamuscoli, tristi epigoni di Saranno famosi. Le fiction di successo schierano improbabili emule di Jennifer Beals, come la Mastronardi, in desolanti simil-Flashdance fuori tempo massimo.

Siamo prigionieri di un passato che non passa. Ci piacerebbe, come fossimo in Lost, almeno un bel flashback, che ci spiegasse come siamo arrivati a questo punto, o un flashforward, per capire come diavolo ne usciremo. Invece niente, rimaniamo ostinatamente attaccati a quel che succede giorno per giorno: i giornali sono la nostra carta moschicida.

La faccia inamidata del Presidente Berlusconi, incapace di invecchiare, è il simbolo di questa tragica fissità. Persino lo scandalo sessuale, da questo punto di vista, potrebbe paradossalmente essere un vantaggio per il premier: la sua potenza sessuale, vera o presunta, sembra la dimostrazione ennesima che lo scorrere del tempo in Italia richiama, più che un andamento lineare, gli orologi molli di Dalì.

Il continuo riferirsi di Berlusconi alla minaccia comunista si spiega così. Evidentemente per lui il Muro di Berlino non è ancora crollato. Quindi crede di essere, come minimo, nel 1989.

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