domenica 28 marzo 2010

Noi per una notte


Ricorderemo a lungo il sapore clandestino ed eccitante della serata di giovedì quando, sulle antenne lesse delle varie tivù, scorrevano, nell’indifferenza generale, soporifere tribune elettorali con sottotitoli per i non udenti. Mentre noi, milioni di non udenti volontari, ci sintonizzavamo, corsari dell’etere, su frequenze meno frequenti e frequentate, sentendoci un po’ come i nonni che cercavano Radio Londra per avere un’informazione lontana dalla prosopopea della propaganda fascista.

Abbiamo finalmente potuto sentire in televisione le aberranti conversazioni tra i cosiddetti vertici Rai, il cosiddetto Presidente del Consiglio e la cosiddetta Authority per le Comunicazioni: in un Paese che conservasse ancora un briciolo di dignità, si sarebbero dovuti dimettere in blocco. Invece non solo stanno ancora tutti saldamente in sella, ma addirittura si permettono di invocare il licenziamento di chi rende pubbliche quelle intercettazioni: il criminale non è chi commette il reato, ma chi lo denuncia. La reazione della rete è stata fulminea: il gruppo che abbiamo aperto su Facebook “Mobilitazione permanente contro il licenziamento di Santoro” ha superato i 2000 iscritti in meno di 24 ore.

La finestra ormai si è aperta e ha lasciato entrare aria di primavera in una casa che è rimasta chiusa troppo a lungo: pensieri e parole proibiti, persone messe al bando, informazione vera, satira corrosiva. Merce pericolosissima per un regime avariato che si fonda sul servilismo di chi trasmette i messaggi e sull’apatia di chi li riceve, rispondendo in coro “Siii” e “Nooo” allo squadrismo retorico di finte domande.

Paperon de’ Berlusconi teme Santoro, come temeva Biagi, in quanto sanno usare la televisione e non sono in vendita. La storica serata Rai per una notte ha messo insieme diversi media e piattaforme: web, satellite, digitale terrestre, tv locali, radio. E, per una notte, Davide ha incredibilmente battuto Golia. Un’intuizione paradossalmente simile a quella che ebbe lo stesso B. quando, negli anni ‘80, sfruttò l’interconnessione delle emittenti televisive locali per aggirare il monopolio Rai.

Dal Paladozza di Bologna siamo riusciti, tutti insieme, ad aggirare la censura: chi di emittenza ferisce, di emittenza perisce. Come diceva McLuhan, “il mezzo è il messaggio”: la pluralità dei mezzi impiegati giovedì sera rimanda a un messaggio forte e plurale, lontano dalla voce solitaria del padrone e dal pensiero unico. Un lampo geniale, che non può esaurirsi in una sola serata. Ha dimostrato una forza propulsiva che qualcuno dovrebbe coltivare per il futuro, fino a riappropriarci finalmente di una parola stuprata da troppi anni: libertà.

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