lunedì 21 febbraio 2011

Tripoli bel suol d'orrore


Tripoli brucia, il Parlamento libico è in fiamme, i manifestanti vengono bombardati dall’aviazione e i morti si contano a centinaia. Con un incredibile effetto domino, il vento del Maghreb sta spazzando via in pochi giorni regimi e dispotismi al potere da decenni e travolge la residua credibilità del governo italiano, che ha puntellato fino all’ultimo autocrazie e raìs.

Abbiamo ancora negli occhi l’accoglienza, tronfia e trionfale, riservata solo pochi mesi fa a Gheddafi in visita a Roma: tenda beduina, amazzoni e Carosello dei Carabinieri, con la partecipazione di circa 130 cavalli e cavalieri dell’arma, due squadroni e una fanfara. Forse ispirata da una realpolitik affaristica tanto cinica quanto ingenua, la pagliacciata trascinò nel ridicolo la politica estera italiana.

Oggi la farsa si trasforma in tragedia: su quelle immagini, e sul successivo incredibile baciamano di Berlusconi al leader libico nel corso del vertice della Lega Araba a Sirte, si allungano il pugno di ferro della repressione del regime, le bombe e i razzi sparati sulla folla. Sono cose che possono accadere stipulando trattati di amicizia con un dittatore: la storia italiana dovrebbe avercelo insegnato.


Autoritarismi e tirannie si attraggono a vicenda, confondendo sè stessi con la nazione e stringendosi in un abbraccio mortale: non è la prima volta, non sarà l’ultima. Restano ancora da chiarire molte cose, in questa corsa improvvisa, veloce e disperata del mondo arabo verso la libertà: per esempio, il ruolo strategico degli Stati Uniti e del loro Presidente Barack Obama (ricordiamo il suo discorso all’Islam, tenutosi nel 2009 proprio all’Università del Cairo, nel quale il futuro Nobel per la pace proponeva un “nuovo inizio” al mondo musulmano, affermando tra l’altro che “la libertà di religione è centrale per la possibilità dei popoli di vivere insieme”) o la parte giocata dal “sesto potere”, rappresentato da internet e dai social network, nel travolgere censure e propagande.


L’unica cosa che appare veramente nitida è la miopia del governo italiano, la sua inadeguatezza politica e la totale, mancata comprensione delle istanze storiche di un continente e di una popolazione civile pronta a morire, a versare il suo sangue e ad affrontare a mani nude le pallottole di eserciti e mercenari, pur di liberarsi di quei dittatori con cui noi, fino a ieri, siglavamo intese e scambiavamo battute, tra cavalli berberi e Frecce tricolori.

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