domenica 13 dicembre 2009

Il papino

“Chi controlla il passato controlla il futuro. E chi controlla il presente controlla il passato.” La frase di Orwell mi è venuta in mente l’altro giorno, quando Berlusconi se l’è presa con “La Piovra”, giurando di volerne “strozzare” gli autori, che avrebbero mortificato l’immagine dell’Italia all’estero. Perché prendersela con una miniserie che non va più in onda da anni?

Negli ultimi anni sono state trasmesse molte altre fiction sulla mafia, con una Sicilia da cartolina e una concezione vagamente estetizzante del potere dei boss: quelle non hanno infastidito il premier. “La piovra” mise sotto accusa la rete estesa di connivenze, i tentacoli della malavita che arrivavano a banche, avvocati, politici, a livello non solo locale ma nazionale e internazionale. Proprio ciò che caratterizza Cosa Nostra e le mafie del nostro Paese, distinguendole da altri fenomeni criminali.

Quest’analisi, chissà perché, deve aver innervosito parecchio il Cavaliere, come se non fosse vero che le mafie hanno prosperato e continuano a godere di ottima salute proprio grazie alle resistenti saldature con il potere politico ed economico. Come al solito, nella concezione della propaganda berlusconiana, non conta la realtà ma la sua rappresentazione; la vecchia storia del dito che, indicando la luna, diventa protagonista più della luna stessa.

Quello sceneggiato apparteneva ad un’altra epoca della Rai e della nostra tv, che oggi sarebbe considerata “eretica” e “faziosa”. Se ne discuteva in famiglia, sui mezzi pubblici, in piazza, al bar. L’ultima puntata della quarta serie, quella di maggior successo, andata in onda il 19 marzo 1984, fu seguita da 15 milioni di telespettatori. Contribuì, più di molti telegiornali, a creare una consapevolezza diffusa della struttura del fenomeno mafioso. Per questo Berlusconi ancora oggi lo evoca e lo teme: controllando il presente, sa di dover controllare anche il passato.

Andreotti criticava il cinema neorealista, che mostrava le miserie del dopoguerra, dicendo che “i panni sporchi si lavano in famiglia”. Oggi i panni sporchi sono miracolosamente puliti, anzi “bianchi che più bianchi non si può”, secondo una fortunata pubblicità, arte in cui il Berlusca è maestro. Non potendo negare l’esistenza della mafia (almeno finora), per la creazione del mito serve un archetipo narrativo. Eccolo: “la mafia è in ginocchio e non ha mai avuto rapporti con la politica”.

Il passato va reso coerente con questa fiaba e “La piovra” è stato un successo, minaccioso in quanto popolare, un ricordo ancora troppo vivido per buona parte dell’opinione pubblica: rappresentava una contraddizione inaccettabile nel labirinto di specchi lucenti in cui Berlusconi ha rinchiuso l’intero Paese.

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