domenica 14 marzo 2010

C'era una volta il telegiornale

Cari nipoti, adesso vi racconterò una storia. C’era una volta, tanto tempo fa, un’abitudine assai diffusa in tutte le famiglie italiane: la sera, all’ora di cena, si accendeva la tv sul telegiornale. All’epoca, non c’era internet e per molti di noi quella era l’unica fonte per conoscere le notizie dall’Italia e dal mondo.

In estate, quando le finestre dei condomìni erano spalancate per il gran caldo, e non c’erano i condizionatori, camminando per strada si sentiva la sigla del tg risuonare tra i caseggiati, tanto quel notiziario era seguito. Ascoltare il “comunicato”, come lo chiamava mio nonno, era un rituale, come andare a messa: la scansione delle notizie sembrava appartenere a una selezione imperscrutabile e naturale, quasi fosse la mano di Dio a guidare la scaletta e il lancio degli rvm.

Lo studio aveva la semplicità francescana di un altare laico; i conduttori esibivano una sobria compostezza che rimandava a virtù ultraterrene. Era un’abitudine che sapeva di famiglia, mentre il ragù scoppiettava nella pentola di coccio. A un certo punto, alcuni loschi figuri, desiderosi di appropriarsi di tanto potere, si impadronirono della gloriosa testata. L’ammiraglia dell’informazione, un tempo così seriosa, venne prima trasformata in nave da crociera, svampita e attraente, piena di distrazioni e animatori e poi, mentre tutti erano lì sul ponte a prendere il sole, divenne un temibile vascello pirata.

Sui ponti vennero issati i cannoni; i pochi oblò furono oscurati e corazzati in modo che, a parte il cattivissimo Capitano, nessuno vedesse più nulla; lo stesso equipaggio sembrava non conoscere più la Direzione. Si scatenarono furibonde battaglie e furiose polemiche: alcuni certosini si impegnavano persino a conteggiare minuziosamente i minuti concessi a questo o a quel personaggio. Per molto tempo ancora, solo in pochi si accorsero che la soluzione del problema era invece assai semplice.

Infatti, bastava premere un tasto per far scomparire quel minaccioso vascello dalle onde agitate della tv. Prima lo fecero in pochi, poi sempre di più. Infine, una folla enorme, composta da 6-7 milioni di persone, di colpo spense la televisione: nonostante tutti quei cannoni, erano loro ad avere in mano l’arma più potente. Avevano finalmente capito che quel rituale collettivo era ormai privo di senso: non avevano bisogno di una bussola taroccata quando ciascuno poteva navigare liberamente per cercare le informazioni.

I pochi rimasti ancora davanti al video, per inerzia o per pigrizia, avevano gli occhi rivoltati all’insù e il cervello bollito. E comunque non bastarono a giustificare l’esistenza e il tesoro di quei diabolici pirati, che avevano cercato di impadronirsi di un’abitudine innocua per imporre una visione della realtà distorta e mistificata. La loro nave venne risucchiata nei flutti del mare in tempesta e colò a picco, mentre il Capitano urlava il suo ultimo, rabbioso editoriale. Quella che sembrava una corazzata inaffondabile giace oggi chissà dove sui fondali. Nessuno la ricorda più.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Gran bel post! Complimenti.

Anonimo ha detto...

QUELLO scritto dal signor LOIACONO é veramente quel che succedeva negli anni 55/65 periodo a me molto caro. Essendo emigrato nel fine anno 65 e non essendo più in grado di ascoltare il telegiornale,il suo racconto mi à fatto ricordare la mia gioventù.(GRAZIE)

Paperinik ha detto...

Come sempre... bravissimo!