martedì 4 gennaio 2011

Il diavolo veste Zara

Eraclito sosteneva che “gli uomini che desiderano conoscere il mondo devono imparare a conoscerlo nei particolari”. Ed è nei particolari che si annida il diavolo. Passeggiando per via del Corso a Roma, ho notato che la sede storica della Rinascente è stata smantellata per fare posto a Zara.

Cinque piani e cinquemila metri quadri di maglieria spagnola a basso prezzo, ma con pretese modaiole, per apparire fighetti anche senza avere il becco di un quattrino. Per il marchio iberico, vero McDonald’s dell’abbigliamento, è il più grande flagship store (sigh!) al mondo, piazzato proprio nel cuore della Capitale. Ovviamente il negozio è caratterizzato da avanzati criteri di eco-efficienza e sostenibilità ambientale, senza i quali ormai non si pubblicizza nemmeno una drogheria.

Il riguardo che abbiamo verso i livelli di ossigeno e di azoto sta ampiamente superando quello che dovremmo avere nei confronti della nostra identità, storia, cultura. La Rinascente, così battezzata da Gabriele D’Annunzio dopo un incendio nel 1917, nasce in realtà nel 1865 a Milano, quando i fratelli Luigi e Ferdinando Bocconi aprono in via Santa Radegonda il primo negozio italiano, i magazzini “Aux villes d’ltalie”, in cui erano venduti abiti pre-confezionati. Viene seguito l'esempio di Le Bon Marché, il grande magazzino aperto a Parigi nel 1838, che aveva spopolato oltralpe. L'iniziativa riscuote un enorme successo anche in Italia, tanto che un grande magazzino viene aperto nella vicina Piazza Duomo (1877), seguito da altri negozi in tutta la nazione agli inizi del XX secolo.

L'azienda diviene un luogo di ritrovo di molti artisti: la pubblicità è realizzata da Marcello Dudovich, mentre una linea di mobili viene firmata da Gio Ponti. Nel 1954 viene fondato il premio Compasso d'Oro, per premiare il design italiano, donato nel 1964 all'Associazione per il Disegno Industriale.

Lo stesso palazzo Bocconi, che ospitava la Rinascente di via del Corso, ha un’importanza storica. Viene costruito tra il 1886 e l’89 a lato di piazza Colonna da Giulio De Angelis, uno dei più coraggiosi architetti romani del periodo umbertino: attento al rapporto tra arte e industria, si pone controcorrente rispetto al gusto dominante alla fine dell’Ottocento, differenziandosi dal neocinquecentismo ufficiale, guidato da Koch. Il magazzino, ispirandosi a coeve esperienze parigine, rappresenta una novità nel panorama architettonico romano: l’integrazione di ferro, vetro e muratura ne fanno un ambiente a diretto contatto con lo spazio esterno, proiettato verso la strada con intenti pubblicitari e urbanistici, adeguandosi ai nuovi modelli di vita della borghesia urbana.

Si dice che la nuova Rinascente dovrà sorgere nella galleria all’incrocio tra via del Tritone e via Due Macelli, ma i lavori devono ancora partire. Nel frattempo, gli altri due Zara, a largo Goldoni e nella galleria Alberto Sordi, restano in attività. Quella di palazzo Bocconi, per il quale “è stata appositamente creata una speciale edizione di scarpe da bambina maculate” (di nuovo sigh!!) sarà così la terza boutique su via del Corso, più gli altri negozi aperti nei grandi centri commerciali capitolini: una colonizzazione strisciante anche in uno dei pochi settori, quello della moda, nel quale dovremmo essere leader internazionali.

Se avessimo avuto una classe politica degna di questo nome, avrebbe dovuto difendere con le unghia e con i denti un importante patrimonio identitario che, considerazioni culturali a parte, potrebbe fare da volano distributivo per il made in Italy, asset strategico da tutelare, almeno nelle chiacchiere di convegni, interviste e talk show. Basti citare l’esempio di Eataly, grande centro enogastronomico di promozione della cultura del cibo italiana, basato su prodotti tipici e di qualità, che sta spopolando a New York, accanto al Flatiron, nel cuore di Manhattan. A Roma, anziché piazzarlo in analoga posizione strategica, per esempio proprio in via del Corso, lo sbatteranno nell’area dell’ex Air Terminal sulla via Ostiense, già inutile spreco ai tempi di Italia ’90, sommando inettitudine a ruberia d’annata (e dannata).

Quando va male, a gestire la cosa pubblica abbiamo dei ladri; quando va bene, dei semplici contabili, privi di una visione culturale generale, incapaci di partorire un accenno di progetto strategico, pronti solo ad incassare le royalties del primo straccivendolo, calandosi le mutande, anche se le loro non sono firmate Zara. Abbiamo sempre avuto il sospetto di avere un ceto politico composto da magliari. Da oggi ne abbiamo la certezza.

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Sitografia
- "Palazzo della Rinascente. Paradiso per signore" di Antonio Venditti, http://www.specchioromano.it/

- http://it.wikipedia.org/

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