mercoledì 9 settembre 2009

Bongiorno Italia


“Amici ascoltatori allegria!” Per molti anni i giovedì sera degli italiani sono stati caratterizzati dagli implacabili cronometri dei quiz di Mike, dalle sue domande scandite, dai suoi concorrenti onniscienti: Lascia o raddoppia? e Rischiatutto, più che semplici programmi, erano autentici rituali collettivi.

Come ricordano molti giornali di oggi, la sua tv è morta prima di lui. A un certo punto, le barriere all’ingresso del piccolo schermo si sono improvvisamente inabissate: il talento artistico, o almeno una conoscenza enciclopedica di determinati argomenti, hanno ceduto il passo a pettorali e chiappe esibiti con carnale orgoglio.

I concorrenti di Mike non potevano più essere “personaggi” nell’Italia dei reality e, con loro, anche Mike ha cominciato piano piano a scomparire dai teleschermi. Prima trionfante su Canale 5, poi nello sgabuzzino di Rete 4 con programmi minori, poi l’esclusione dal video. Nel frattempo, i quiz si sono sempre più semplificati, le domande banalizzate, le risposte suggerite, l’aiutino da casa: così vuole la (presunta) democratizzazione dell’etere - celebrata da favolette multietniche come The Millionaire.

A proposito di democrazia, siamo costretti a domandarci se non solo la storia della tv, ma anche la storia d’Italia sarebbero state le stesse senza Mike Bongiorno. Il conduttore diede infatti un contributo determinante all’affermazione di Canale 5, nel 1980, con grandi successi di ascolto: fu il primo a lasciare la Rai per Berlusconi, che allora rappresentava poco più di un consorzio di tv locali (ma era già in grado di pagare 10 volte il cachet che il servizio pubblico offriva alle proprie star).

Trasmissioni come Bis e Superflash consentirono al Biscione di surclassare la concorrenza di Italia Uno (che era di Rusconi) e di Retequattro (che era di Mondadori): Berlusconi le acquistò dai proprietari rispettivamente nel 1982 e nel 1984, iniziando una concorrenza serrata con la Rai, che lo ha condotto dove sappiamo.

Le logiche con cui il buon Mike ci vendeva innocui prosciutti e minestre in busta sono diventate sistema, applicate ai partiti, alle istituzioni, al Paese. Infatti nel 1994, al momento della discesa in campo, lo stesso Mike raccomandò di votare per Berlusconi, come fosse uno dei suoi amati prodotti.
Solo in tarda età, quando lo accantonarono bruscamente in base alle logiche del profitto da lui stesso esaltate, probabilmente si accorse che l’ultimo prodotto che gli avevano affidato, quello politico, era in realtà un prodotto marcio.

Era troppo tardi: la commistione tra storia della tv e storia d’Italia era ormai un processo avviato, folle e irreversibile. Sta a noi cercare di uscirne anche se nessuno sembra conoscere la risposta e il tempo, forse, è già scaduto.

PS La migliore battuta compare sul Riformista di oggi: “E’ morto l’unico amico di Berlusconi che faceva domande”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Guardando le due foto devo dire che Mike mi piaceva decisamente di più quando faceva i siparietti con il grande Totò, piuttosto che con quell'altro comico che si vede nella seconda foto (di cui, al momento, non ricordo nemmeno il nome).