venerdì 12 dicembre 2008

Violazioni senza sosta

Roma, una via qualsiasi di una trafficata zona semicentrale. Macchine parcheggiate incivilmente in doppia fila. In una di queste, una signora indugia con lo sportello aperto. Il traffico rallenta, poi si ferma. La signora carica con calma i suoi pacchi natalizi. Poi finalmente richiude lo sportello e mette in moto.

Un tempo l'operazione sarebbe stata accompagnata da un salutare strombazzamento di clacson, che almeno avrebbe censurato il comportamento poco rispettoso di quell'automobilista in sosta vietata. Oggi gli altri guidatori tendono a rassegnarsi, a non protestare. Tanto sanno che, prima o poi, vivranno la stessa situazione a parti invertite; probabilmente sperano in altrettanta tolleranza.

Il microcosmo della circolazione stradale è sintomatico dello "spirito pubblico" di un Paese. Da noi si tende sempre più spesso a lasciar correre: comportamenti arroganti, strisce pedonali non rispettate, indicatori di direzione usati con parsimonia. Il sistema urbano tende ad assestarsi su un equilibrio via via più basso, giocando su una silenziosa complicità, che si basa su un rispetto parziale e discontinuo delle regole. In questo modo, si abbassano le aspettative reciproche di possibili comportamenti virtuosi. Aprendo la strada a violazioni sempre più smaccate.

Adesso per le vie di Roma tutti sanno che possono fermarsi praticamente ovunque in doppia fila a fare i propri comodi. Lo stesso avviene per i furgoni e per i pullman turistici. Le strade sono costellate di vetture ferme in modo improprio che, inevitabilmente, rallentano il traffico complessivo. Ma si tratterebbe di difendere un vantaggio collettivo. E all'italiano che je frega?

1 commento:

Anonimo ha detto...

opingQuesto post è da scolpire nella roccia. Nella semplicità e quotidianità di quanto hai meravigliosamente (ergo semplicemente) pennellato in poche righe, vive la sciatteria di un popolo pericolosamente alla (de)rive gauche.
Resistiamo finchè possibile poi chiederemo asilo politico allo Zambia.

P.O.