lunedì 27 aprile 2009

TG1 in camicia, informazione in mutande

L’arrivo di Gianni Riotta alla direzione del Tg1 suscitò in alcuni inguaribili romantici la speranza che l’informazione televisiva potesse finalmente voltare pagina. Era un giornalista che veniva dalla carta stampata, in teoria estraneo alle logiche lottizzatorie che imperano in Rai; proveniente da un’area culturale progressista, in teoria estraneo all’entourage dei lacchè di Arcore e del Nazareno; con numerose esperienze internazionali, in teoria estraneo al provincialismo informativo italico.

Invece. Il telegiornale è sempre lo stesso brodo di sempre, in compenso Riotta si è tolto la giacca. Condurre gli speciali in maniche di camicia fa molto giornalismo indipendente statunitense, mostrare orgogliosamente le mitiche camicie Brooks Brothers rievoca l’epopea di “Tutti gli uomini del Presidente”, quando Redford e Hoffman intepretavano i giornalisti che, con le loro inchieste, scoprirono il collegamento tra Casa Bianca e caso Watergate, costringendo alle dimissioni il presidente Nixon.

Da noi, Riotta rimane in camicia ma l’informazione resta in mutande. Ogni sera il direttore-scrittore-vincitore dei premi “Grinzane Cavour” e “E’ giornalismo”-Grande Ufficiale Riotta ha continuato a somministrare agli italiani l’eterno pastone: una girandola di dichiarazioni dei più diversi esponenti politici che, senza neanche il disturbo di una domanda, esprimono in dieci secondi la loro illuminata opinione su qualsiasi argomento possibile. Della serie: “Brevi cenni sull’universo”. Una specie di alimentazione forzata a un paziente in coma irreversibile: l’informazione.

Certe volte, la dichiarazione viene raccolta direttamente dal cameraman: il ruolo del giornalista si riduce a porgitore di microfono. Praticamente un fonico. Di fronte a una simile desolazione, il fatto di atteggiarsi a giornalista americano in bretelle è semplicemente ridicolo: significa prendere la schiuma senza afferrare la sostanza, fermarsi all’estetica (o addirittura alla cosmetica) senza cogliere l’etica.

L’ultima “innovazione” editoriale della gestione Riotta (copiata dal Tg5, che l’aveva copiata dal vecchio Tg2 di Alberto La Volpe) è una scritta in sovrimpressione che, durante i servizi, ne sintetizza il contenuto. I titolisti possono anche risparmiarsi la fatica e tenere sullo schermo sempre lo stesso avviso: “Messaggio promozionale”.

P.S. Naturalmente la sudditanza del Bob Woodward de noantri è stata subito premiata: è appena diventato direttore del Sole 24 Ore. Il valzer delle nomine diventa un gioco delle 3 carte dove le stesse facce di bronzo passano da una testata all'altra. Una specie di premio-fedeltà.

4 commenti:

Danx ha detto...

odioso davvero!

Giulio Lo Iacono ha detto...

Naturalmente la sudditanza del Bob Woodward de' noantri è stata subito premiata: è appena diventato direttore del Sole 24 Ore.
Il valzer delle nomine diventa una specie di gioco delle 3 carte dove le stesse facce di bronzo passano da una testata all'altra. Una specie di premio-fedeltà.

Dada ha detto...

Molto pungente ...

Giulio Lo Iacono ha detto...

Hai ragione tu: l'unica cosa seria che ci è rimasta è il babà...