Possiamo solo immaginare l’odore della legna bruciata per riscaldarsi, il freddo pungente della notte sotto una tenda di fortuna, il silenzio di un paesino morente violentato dal rumore delle ruspe e dalla luce delle fotocellule, l’imbarazzo di fare i propri bisogni all’aperto in attesa che arrivino i bagni chimici, i vetri appannati dal riscaldamento dell’automobile, per molti l’ultimo rifugio.
Ci ricordiamo all’improvviso di una Regione in penombra, recentemente agli onori delle cronache per le solite intercettazioni e gli intrallazzi mazzettari dei suoi vertici. Una Regione sempre un po’ sbiadita nell’immaginario nazionale: un dialetto poco caratterizzato, che non sentiamo al cinema o nei monologhi dei comici televisivi; una gastronomia anonima, poco celebrata nei tanti ricettari che affollano scaffali e palinsesti; quel turismo un po’ così, con la montagna che non è mai la “vera” montagna e il mare che non è il “vero” mare.
Ci ricordiamo, dopo tanti condoni edilizi che hanno sanato abusi e scempi per fare un po’ di cassa hic et nunc, che servono i controlli, la prevenzione, gli interventi per mettere in sicurezza il patrimonio edilizio residenziale, soprattutto in zone sismiche come la dorsale appenninica. Mentre la politica fino a ieri aveva messo in agenda esattamente il contrario: l’ampliamento “fai-da-te” delle villette.
Ci sono le lacrime di chi ha perso i propri cari, le lacrime degli sfollati e le lacrime di coccodrillo. E dietro quelle macerie fisiche, così insopportabili a vedersi, ci pare di scorgere, ancora più gravose, le macerie civili di un Paese senza regole e senza coscienza.
Vi consigliamo di leggere quest’articolo:
http://cattaneo-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/04/06/prevedere-i-terremoti-o-adeguare-gli-edifici/
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2 commenti:
Bellissimo testo, commovente, lucido...grazie Giulio!
Grazie a te e complimenti perchè il tuo blog di cucina è davvero da non perdere...
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