lunedì 11 maggio 2009

Per aspera ad (opel) astra

Fino a pochi anni fa, la Fiat sembrava destinata alla bancarotta. Oggi sta cercando di diventare uno dei player mondiali del settore auto, durante la peggiore crisi economica di tutti i tempi. Marchionne è un genio o un pazzo?

Le due cose possono coincidere, come ricordava Erasmo da Rotterdam. La sola idea che il Davide di Mirafiori possa avere la meglio non solo sul Golia di Detroit ma anche sulla teutonica Opel ci riempie di sano orgoglio nazionalistico: già immaginiamo schiere di 500 sfrecciare sulle mitiche highway californiane e sulle ovattate Autobahn tedesche.

Se la fusione andasse in porto, Fiat, Chrysler e il ramo europeo di General Motors darebbero vita a un colosso mondiale del motore che, per fatturato e produzione, farebbe concorrenza a Volkswagen e Toyota. I precedenti non sono incoraggianti: il tentativo fatto nel 1998 con DaimlerChrysler fu un clamoroso fallimento.

Gli italiani, si sa, danno il meglio di sé quando il mare è in tempesta. Quando tira vento, alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento: la crisi potrebbe essere un’opportunità, avendo ridotto a zero il valore di molti costruttori di automobili.


Sembrano passati anni luce ma era solo il 2002 quando Berlusconi proponeva di eliminare il nome Fiat, apponendo il marchio Ferrari anche sulla Punto e sulla Stilo. Fortunatamente quella strategia non vide mai la luce e oggi Fiat viene elogiata da Obama come una marca virtuosa per le basse emissioni dei modelli prodotti.

La crisi continua a mordere, facendosi sentire pesantemente sulla produzione industriale e sui bilanci delle famiglie. L’unica soluzione è avere le spalle larghe, per godere di economie di scala e dimensioni competitive adeguate. Hanno fatto così persino i partiti, fondendo storie e culture diverse: Ds e Margherita, Forza Italia e An.

Il tentativo di Marchionne è quindi l’unico possibile, per quanto estremamente ambizioso. Si tratta dell’affermazione internazionale di un manager visionario. Inutile cercare all’ultimo momento di salire sul carro (anzi, sull’auto) del vincitore: genio o pazzo, alla guida c’è soltanto lui.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Giulio, sono francesca (frada79 di voglioscendere.it) ... :-)
sono stata proprio oggi all'incontro con De Magistris, Zipponi, Brancato e Daniele (del sindacato Fiom) ed è stato tutto molto molto istruttivo. Vivo a Pomigliano e qui da anni e la Fiom è l'unica che si batte...Mi ha molto molto colpito l'intreccio dei 2 discorsi di Brancato e Zipponi in un mosaico perfetto di una descrizione capillare di quello che sta succedendo e succederà nell'accordo Fiat-Chrisler..Sembriamo gli unici pazzi a non mettere condizioni in un accordo del genere, la Merkel e Sarkozy hanno imposto almeno 14 condizioni a testa in cui esigono tra le altre cose innanzitutto che non si chiuda neanche un solo stabilimento francese o tedesco e che neanche un solo lavoratore francese o tedesco torni a casa. In Italia con Marchionne sembriamo avere tutta un'altra 'politica' (????)...non lo so se è un genio o un pazzo, ma so per certo che Obama sicuramente non è un pazzo, tanto da 'imporre' che le utilitarie e le auto a basso impatto ambientale vengano costruite interamente negli Stati Uniti...come dire, noi l'accordo lo facciamo, i debiti Fiat vengono azzerati, ma voi in compenso ci fate costruire quello che ci conviene (basso impatto ambientale in generale, con particolare attenzione alle utilitarie in previsione di una sostituzione dei SUV tanto di moda o dei bruttissimi Hummer, le cui emissioni non sono sicuramente ecologiche)
E' tutto molto triste, non riesco ad avere neanche un filo di ironia, mi è rimasta in testa, la domanda di Zipponi : Come il mondo ha saputo della spazzatura di Napoli e della Campania, riusciamo a emergere facendo vedere tutto il milione e mezzo di lavoratori che gravitano intorno ad aziende come Fiat, Atitech, Alenia Aerospazio, in tutti gli stabilimenti che ci sono, da quello di Pomigliano a quello di Cassino, di Melfi, di Termini Imerese, di Grottaglie o di Foggia?
A quanto sembra per Marchionne non c'è differenza se un'auto venga costruita in Italia o in Germania, più che genio o pazzo a me viene inmente una terza parola (accia) che non ti riporto... ;-)

Ciao Giulio, è sempre un piacere venire a leggerti...
frà

Paperinik ha detto...

Per aspera ad astra: semplicemente geniale...

Giulio Lo Iacono ha detto...

Ciao Francesca, ti ringrazio per aver evidenziato un problema centrale come i diritti dei lavoratori. Aggiungo alle tue preziose osservazioni una mia nota.
Queste operazioni generalmente sono rischiose perchè creano sovrapposizioni e quindi possibili licenziamenti, chiamati eufemisticamente razionalizzazioni.
E' altrettanto vero, del resto, che l'immobilismo non tutela nessuno: il rischio è di essere divorati lentamente dalla crisi, continuando a produrre modelli di auto senza appeal per il mercato, facendo finire quei posti di lavoro nuovamente a rischio.
La via che si sta tentando è forse l'unica possibile. Il punto è che, come sottolinei tu, negli altri Paesi coinvolti ci sono esecutivi che difendono il (loro) mondo del lavoro. E da noi?