domenica 23 novembre 2008

Miserie e nobiltà

Ieri sera concerto di Paolo Conte al Sistina. Accompagnato dal virtuosismo della band, ci ha portato per due ore nel suo mondo immaginifico. Fatto di influenze esotiche, sonorità jazz, verdi milonghe, biciclette, nostalgie al gusto di curaçao.

Tornando verso casa, mi sono imbattuto in un manifesto. Non ricordo neanche se appartenesse ai guelfi o ai ghibellini, tanto ormai è la stessa cosa. Recitava più o meno: "Avete rovinato Roma. Ancora parlate?".

I toni della politica sono quelli del bar dello sport. A furia di rincorrere il linguaggio della "gggente", il mito della semplificazione ha generato imbarbarimento, populismo, demagogia. Siamo passati dalle "convergenze parallele", sinonimo di un lessico politico astruso, a "Ancora parli?". Nel prossimo manifesto mi aspetto di veder scritto "Ti aspetto all'uscita".

Ancora ieri sera. Dalla finestra di un condominio lasciata socchiusa, sento una tv accesa e la volgarità tamarra di Maria De Filippi: il sabato circa sei milioni di italiani scelgono quel programma. Si sta formando la classe dirigente di domani.

Ma io ho ancora nelle orecchie i sax, il bandoneón, lo xilofono e quella voce arrochita dal fumo. Per una notte, la nobiltà dell'arte di un conte musicista mi rende indifferente a queste miserie. Metto la chiave nella porta di casa. Fuori piove un mondo freddo...

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