sabato 1 novembre 2008

Monoscopio o stetoscopio?



C'era una volta la tv italiana. Quella del monoscopio. Che, giustamente, compariva quando non c'era nulla da dire. Oggi siamo alla tv dello stetoscopio: una tv bulimica, patologica, piena di (mediocri) fiction ospedaliere.

Crimini bianchi, medici miei, terapia d'urgenza, medicina generale...Dopo gli esami di anatomia comparata superati da tempo grazie alle varie veline, letterine & C., oggi siamo finalmente arrivati alle endoscopie. Un dedalo di corsie, terapie intensive, defibrillatori, da guardare con una mano sul telecomando e l'altra impegnata in necessari, indifferibili gesti apotropaici.

Anche se poi i timori svaniscono come per incanto se il primario è uno come Sergio Muniz: credibilità zero. Perchè, al contrario dei meravigliosi e curatissimi e creativi telefilm americani, vera nuova icona pop di questi anni, la realizzazione di fiction casareccia si caratterizza come una vera produzione di immaginario a buon mercato: scrittura sciatta, attori improbabili, situazioni telefonate. Roba per un pubblico (e un elettorato) di bocca buona. Che guarda (e vota) un tanto al chilo, senza andare troppo per il sottile.

Quando va bene, ci propinano biografie agiografiche di santi, carabinieri, martiri a vario titolo, quasi sempre impegnati in interminabili intrecci amorosi che oscurano la storia principale, per cui Coco Chanel non si distingue da Albert Einstein. Altrimenti, direttamente un Sergio Muniz qualsiasi, selezionato in base a logiche assai oscure. Fortunatamente, molte di queste fiction sono state chiuse per bassi ascolti. Ma i maghi del palinsesto non sono stati sfiorati dall'idea che si trattasse di prodotti inguardabili. "C'è la crisi" è la spiegazione che si sono dati. Le persone, già afflitte dai problemi dell'economia, non hanno voglia, la sera, di angosciarsi ulteriormente.

Può essere una spiegazione plausibile, almeno in parte. Quando qualcosa non va nella vita amorosa, professionale o in famiglia, ci dicono sempre "pensa alla salute!". Appunto.

Resta il fatto che siamo, ormai da anni, in una condizione clinica sempre più deprimente di anemia creativa. E, come dice Paul Auster, "le storie accadono solo a chi sa raccontarle".

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non so chi sia Sergio Muniz, sono fortunatamente immune dal virus della "fictionite" e mi vanto di non averne mai seguita una puntata. Anzi, una l'ho seguita: la prima della due sulla Montessori (o Montalcini, o Montalbano...boh, sono tutte uguali), poi ho pensato che il mio tempo potesse essere impiegato in modo migliore. Mi ricordo solo che la protagonista era afflitta da numerose turbe amorose, o cose del genere, e ogni tanto andava in classe con dei bambini a insegnare a leggere e scrivere, o cose del genere. Del metodo da lei inventato, per quanto io mi sia sforzato di interpretare le vicende e anche le numerose sfighe della donna, non ho trovato una briciola. Ma io sono notoriamente poco intelligente e di scarso spessore critico.
Non le seguo, dicevo, e me ne vanto, ripeto. Ma la domanda che mi faccio è questa: io pago il canone per NON guardare la tv pubblica?
Che cosa ho in cambio del canone?
Come consumatore sarei piuttosto insoddisfatto del prodotto.
Mediaset è sfacciatamente commerciale ma almeno per vederla non devo pagare il canone. Come dire...se non la guardo non ci rimetto niente.
Il problema è che non so più cosa guardare, dove guardare. Forse la cosa migliore da fare in questo periodo è spegnere la tv e accendere il pc. La tv è finita...ma questo è un altro post.

Giulio Lo Iacono ha detto...

Caro anonimo, il tuo dichiararti "poco intelligente e di scarso spessore critico" mi sembra un'autocritica un po' troppo severa.
Quanto al canone, i programmi che lo giustificano sono in effetti assai pochi (report, annozero e pochi altri, qualcosa alla radio) ma credo che sia comunque giusto pagarlo, il canone.
Hai ragione quando dici che la tv è al tramonto e che il web offre ormai molto di più, ma consideriamo che nel nostro Paese la diffusione di Internet è ancora molto limitata, mentre la tv la guardano ancora tutti (pensa agli anziani, a tutti quelli che non hanno dimestichezza con i pc, ai posti nei quali non c'è la banda larga etc.).
Non commettiamo l'errore snob tipico: il web è più figo, quindi me ne frego della tv. La sinistra fece lo stesso 20 anni fa con i libri e la cultura "alta" e ancora ne paghiamo le conseguenze.
La tv è un fenomeno sociale e politico, soprattutto in Italia, che condiziona tutti, anche chi non la guarda. Per questo è importante interessarsene e capirne i meccanismi.
Giulio