giovedì 27 novembre 2008

Dove c'è Berlusconi c'è casa


Negli anni ‘80 la competizione tra i marchi di pasta era sulle caratteristiche di prodotto: Buitoni prendeva meglio il sugo, Barilla era sempre al dente. Situazione di stallo.

Poi Barilla ha lo scarto, il pensiero laterale vincente:

Pasta = Casa
Barilla = Pasta
Barilla = Casa

Nasce così il fortunato posizionamento “Dove c’è Barilla c’è casa”, che va oltre e sbaraglia la concorrenza.

Dietro la nascita di Forza Italia, e lo diciamo stavolta con ammirazione, c’è un’analogo, complesso procedimento semiologico. Proviamo per gioco a ricostruirlo.

Individuo = Libertà
Forza Italia = Individuo
Forza Italia = Libertà

Nasce così il presidio di un’intera area valoriale, quella appunto della libertà, che anziché essere patrimonio di tutti diventa “il” vantaggio competitivo di una parte contro l’altra. Un elemento identitario centrale per una realtà politica nella quale oltretutto l’individuo è centrale e il leader è sempre stato un singolo individuo. E così via, di sondaggio in sondaggio.

Una strategia politica concepita in modo così intelligente, sorretta da una robusta impalcatura mediatica, ha avuto e avrà sempre la meglio su un centrosinistra comunicato in modo discontinuo, nel quale gli spazi valoriali non sono altrettanto sapientemente abbinati alla marca-partito.

Anzi, tra i conservatori italiani il partito non si chiama neanche più così. Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega e oggi il Popolo della Libertà sono tutte formazioni che hanno eliminato la denominazione di “partito”. Al contrario dell’attuale Partito Democratico. Anche questo conta.

Cerchiamo qui di astenerci da giudizi di valore, facendo per quanto possibile un’analisi tecnica di comunicazione. Il centrodestra ha dimostrato in questi anni una capacità mitopoietica nella creazione di un simbolo, nel senso di un segno associato a un significato. L’etimologia di “simbolo” viene dal greco syn ballein, “riunire insieme”.

Il contrario di “diavolo”, la cui etimologia greca ci riconduce al significato di “colui che divide”. In questo senso, la cosiddetta demonizzazione di Berlusconi ha un senso, in quanto Berlusconi è stato effettivamente il diavolo.

Nel senso che è riuscito a separare, nel centrosinistra, il segno e il significato, facendo perdere i tratti identitari più caratteristici dello schieramento a lui avverso. Così come è riuscito a fare con la Rai.

Cantava De Gregori:


"Tra bufalo e locomotiva

la differenza salta agli occhi

la locomotiva ha la strada segnata

il bufalo può scartare di lato e cadere”.

F
inché il centro sinistra (e anche la Rai) continueranno a pensare come una locomotiva, senza avere lo scarto del bufalo, continueremo a tenerci Silvio Bellicapelli.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

ah!quindi vuoi proprio che io mi innamori di te .-)..sto scherzando giulio, ma solo per dirti che con questo racconto di preziosissime mura umana, rovine e non macerie, mi hai parlato questa volta non come pasolini, ma come un altro dei miei maestri ( nn dirlo ad andrea taxi altrimenti mi cazzia inutilmente, sono senza guru) ..in pratica hai scritto con lo stesso modo di Umberto Galimberti nel saper fare anima delle cose del mondo(e guarda caso nei sogni ,il simbolo maggiore di anima è la casa e se la sogni in un modo conta ,rispetto ad altri modi, cosi come a determinati sotto sopra) ..beh dai tocca sempre ripetermi con te, sei proprio preciso preciso nel tuo scrivere e raccogliere il tuo pensiero.GRAZIE!!!
lupo

Anonimo ha detto...

sono d'accordo con la tua analisi. come dice Calasso "il mito è l'incanto che lasciamo agire su noi stessi". e questa è stata la strategia vincente del nostro giovane e simpatico premier(o meglio del suo staff) nessun programma, nessun ideale, nessuna idea su come debba essere gestito lo stato. solo una vaga idea di libertà e nessuno mai a chiedersi cosa sia questa libertà. libertà di imprendere o di truffare? libertà di vita o di azienda?
ripeto il mio personale concetto: la libertà in forma positiva non esite. dato che la mia libertà termina dove inizia la libertà dell'altro, io non sono libero di fare quello che voglio, ma sono libero di decidere dove termina la mia libertà nel rispetto dell'altro.
la libertà illimitata è solo un delirio di onnipotenza, che ci deriva dalla frustrazione dell'inappagamento del nostro narcisismo. ma il nano ha fatto leva proprio su questo delirio, lasciando, fintamente e con dolo, credere che tutto è possibile, tutto ammesso. ma questa visione racchiude in se il termine del vivere civile, il senso della legge.ricordate Guzzanti che faceva la casa delle libertà? mangiavano per terra, pisciavano sulle poltrone:il "popolo della libertà"-"facciamo un po' come ca..o ci pare"

Ma,come diceva Platone, "Può sopravvivere e non essere sovvertita
Una città in cui si fa quanto possibile per distruggere le leggi
Una città in cui le sentenze non hanno efficacia
E possono essere invalidate e annulate da privati cittadini?"

marco primavera

Lupo ha detto...

ciao giulio, stamattina scrvo sia a te che a marco primavera, sono contenta che tutti e tre , anche se siamo ancora in pochissimi, consideriamo importante per la diagnosi di una forma tutt'italiana del male, la lettura alla galimberti galasso e direi anche junghiana,delle leve azionate su quella parte del mito che fa ammalare della parte piu deva..viata diciamo dalle parti migliori del mito..vi sono malattie buone che calano negli uomini e malattie piu mortali in quanto azionate sulla parte piu bassa degli istinti non istinti umani, che cioè poi lasciano nel vuoto e il vuoto è sconfinato tanto da essere senza limite, molto piu senza limite del senso del pieno o del ripieno.Condivido quindi perfettamente la dispiplina della libertà ricordata da Marco..vado un po' aruota libera stamattina , ma in sintesi gia tempo fà, avevo ben chiaro che per qualsiasi movimento umano e poi anche politico, se vi fosse un'analisi con l'approccio come il tuo o quello di marco e anche il mio, autori del passato ma anche del rpesente come galimberti, potrebbero molto aiutare il buon politico,perche dalle chiavi sociopsichiche della diagnosi del male e di quale "metodo" per il suo contagio,ne verrbbero fuori gli strumenti sempre sociopsichici,per riportare il desiderio del "vitale" rispetto al mortale spacciato per vitale
bene ora aspetto il tuo prossimo post e di leggervi, compreso marco che leggo sempre con immenso piacere come te anche lui sul blog di travaglio
ciao :-)
Lupo